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Tornare in Galilea… Insieme!

Tornare in Galilea… Insieme!

RIPARTENZA ASSOCIATIVA: Gesù invita i discepoli a ritornare all’intuizione che ha aperto uno squarcio di luce per le loro domande

La fatica più grande che sperimento/sperimentiamo nasce dal cambiare ciascuno il proprio stile di vita, le proprie scelte, le proprie priorità, la propria agenda

Stiamo provando a ripartire… ma senza aver fretta di dimenticare che un piccolo, microscopico virus fra i milioni di quelli che sono in circolazione ha voluto conquistare le prime pagine delle nostre cronache non per un giorno ma per molti mesi… Così tutte le nostre agende e con esse le nostre vite ne sono state più o meno sconvolte. Ora stiamo ripartendo ma dobbiamo ricordarci di prendere la mascherina, il gel disinfettante e magari ci tocca anche fare la fila per entrare in un negozio…Ci dicevamo e ci dicevano che il mondo non sarebbe stato più quello di prima, che non sarebbe stato possibile ritornare indietro e che, toccata con mano la nostra comune fragilità, saremo stati (forse) migliori.

Personalmente non lo so e mi verrebbe da dire “Dipende da ciascuno di noi, dipende da me!”. Detto in altre parole, il domani dipende anche da me e non bastano tre mesi di chiusura per essere in automatico migliori di prima!

Se ci pensiamo bene però questa affermazione non è molto lontana e diversa da certi discorsi che qualche mese fa ci facevamo per esempio parlando di clima e di un pianeta, la nostra terra, malata e da curare insieme. Durante la chiusura del “iorestoacasa” abbiamo toccato con mano che piccoli gesti possono diventare attenzioni e cura verso gli altri, soprattutto verso i più fragili: “Io mi prendo cura di te, perché mi stai a cuore”. È potente questa espressione perché in fondo chi la dice non guarda cosa fanno gli altri, non accusa, non condanna, non se la prende con la politica o con il furbo di turno (sappiamo che in queste situazioni ce ne sono sempre tanti che in un modo o nell’altro pensano di avere una marcia in più), e in modo semplice prova a cambiare abitudini per il bene di tutti.

È vero che l’abbiamo fatto per forza, per legge ed è proprio per questo che ora che siamo tornati quasi completamente liberi dobbiamo ricordarci che dipende da noi, da me. Sì dipende da ciascuno di noi come potrà essere il frammento di futuro che andremo a costruire.

Troppo idealismo? Prima di continuare vorrei condividere una tentazione subdola che da qualche parte gira per le nostre teste ed è quella di dire che in fondo “io da solo non posso fare nulla” perché i meccanismi sono complessi e qualcuno più in alto (e non sto pensando a Dio!) manovra tutti i fili del sistema. Certamente le cose sono complesse e non esistono per questo risposte semplici… però mi rendo conto che la fatica più grande che sperimento/sperimentiamo nasce dal cambiare ciascuno il proprio stile di vita, le proprie scelte, le proprie priorità, la propria agenda. E allora ecco che ti ritrovi per terra i guanti monouso o la mascherina che fino a qualche minuto prima ti aveva protetto e dentro di te ti arrabbi e pensi che in fondo non cambierà nulla! E lo stesso vale per le diverse istituzioni e nel nostro caso per l’Azione Cattolica.

Cosa vuol dire che non sarà più come prima per l’AC di Vicenza?

Nell’immediato tocchiamo con mano che non potremo vivere i numerosi campiscuola estivi… ma poi?

Nei Vangeli Gesù risorto dice alle donne che i discepoli per incontrarlo, devono tornare in Galilea cioè al punto di partenza. Li invita cioè a ritornare all’inizio della loro esperienza di fede, all’intuizione che ha aperto uno squarcio di luce per le loro domande, al momento in cui nella loro biografia è successo qualcosa di così profondo che la loro vita è completamente cambiata. Ma devono tornarci insieme.

Non è un dettaglio ininfluente. Lo stare con Gesù li ha portati anche a stare con altri amici, a confrontarsi, a cercare risposte, a fare errori, a litigare anche… ma insieme. E per noi?

Provo a mettere in fila alcune considerazioni che spero ci aiutino.

Tornare in Galilea insieme implica uno stile di Chiesa e di associazione che accetta la sfida della sinodalità e del discernimento come ricerca del nuovo che non conosciamo perché in realtà non abbiamo risposte per tutto e per tutti.

Tornare in Galilea insieme vuol dire imparare a condividere la fede, a raccontarsi come l’esperienza dell’incontro con il Signore ha cambiato e sta cambiando la nostra vita; vuol dire a mettersi in ascolto dalla Parola dell’unico vero Maestro.

Tornare in Galilea insieme vuol dire voler mescolarsi con la gente comune, quella spesso ai margini della storia (perché la Galilea resta una periferia marginale e problematica crocevia di popoli) per camminare con loro e per cercare con ogni persona il modo per vivere una vita piena.

Tornare in Galilea insieme vuol dire imparare a prendersi cura gli uni degli altri perché nel momento della prova tutti abbiamo tradito il Maestro e allora abbiamo bisogno di sguardi amici, di presenze reali che diventano “sacramento”, segno e parola vera, dell’amore incondizionato del Padre che è venuto non per condannare il mondo ma per salvarlo.

Tornare in Galilea insieme vuol dire condividere un sogno, un vangelo (letteralmente una buona notizia) che il Padre attraverso suo Figlio ci ha condiviso e che nella forza creativa dello Spirito si sta realizzando.

Si torna insieme ma per ripartire nell’avventura inedita del Vangelo lungo strade che i discepoli non avevano mai percorse. Lo stesso vale per ciascuno di noi, e per la nostra Azione Cattolica, senza nostalgie. Che tempo ci è dato da vivere!

 

Don Andrea Peruffo

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