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Armida Barelli Beata. La gioia dell’Ac

Armida Barelli Beata. La gioia dell’Ac

Il 30 aprile a Milano la beatificazione della fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica.

 

“La sua è la storia di una giovane che prende sul serio la chiamata del Signore e si pone in ricerca. All’inizio è incerta tra formare una famiglia numerosa o andare missionaria in Cina. Poi viene aiutata a comprendere che è chiamata su una strada nuova: vivere da consacrata nel mondo. La sua missione diviene l’Italia e questo la apre a una grande responsabilità, a un servizio fecondo nella Chiesa e nella società del suo tempo”. È Ernesto Preziosi a tracciare il profilo di Armida Barelli in una delle tante interviste sulla futura beata. Preziosi – storico, docente e profondo conoscitore del cattolicesimo italiano otto-novecentesco, presidente dell’Opera della Regalità (la fondazione nata nel 1929, voluta da padre Gemelli e da Armida Barelli per la diffusione della liturgia tra il popolo) – è vicepostulatore della sua causa di beatificazione.

Armida Barelli nasce il 1° dicembre 1882 a Milano da una famiglia borghese, che non le trasmette un’educazione ai valori religiosi, studia in un col- legio svizzero. Il percorso di formazione religiosa è autonomo, rispetto alla famiglia. Tornata a Milano, si dedica ai ragazzi abbandonati e poveri, collaborando con Rita Tonoli, che la mette in contatto con padre Agostino Gemelli, da poco convertito. L’incontro con il frate segna per lei l’inizio di una collaborazione che durerà tutta la vita e che favorirà un multiforme impegno: Azione cattolica, Istituto Secolare Missionarie della Regalità, Università cattolica del Sacro Cuore, Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Nel 1918 fonda la Gioventù femminile cattolica milanese, chiamata a tale incarico dal card. Ferrari che, dinanzi alla propaganda marxista, ravvisa l’urgenza di una formazione delle giovani, per testimoniare con la vita il battesimo ricevuto. La Barelli si sente inadeguata per tale compito, ma dinanzi all’urgenza che le viene fatta notare, accetta.

Diventa la “Sorella maggiore” di un gruppo di giovani che dalle parrocchie milanesi si ritrovano in vescovado ad approfondire problemi teologici e sociali per controbattere la propaganda marxista. Il suo dinamismo e il suo entusiasmo portano in pochi mesi a circa 5.000 iscritte nella diocesi ambrosiana.

L’esperienza positiva di Milano spinge il papa Benedetto XV ad affidarle lo stesso compito per tutte le diocesi italiane. Il 28 settembre 1918 la nomina Presidente Nazionale della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, carica che ricopre ininterrottamente fino al 1946. Armida non avrebbe voluto accettarla, perché intimamente aspira ad una vita missionaria all’estero, ma il Papa insistette: la sua missione era l’Italia.

Con forza e decisione, percorre instancabilmente più volte tutta l’Italia, dal Nord al Sud, raggiungendo oltre un milione di iscritte e fondando nel 1921 il periodico «Squilli di Resurrezione».

In Ida, insieme allo spirito manageriale e alle indiscusse capacità organizzative, c’è un’anima di mistica che si sta affinando e perfezionando in una sempre più stretta unione con Dio e in una sempre maggior ansia missionaria.

Laica nel mondo e per il mondo, mistica del quotidiano, solo e sempre “sorella maggiore” secondo lo spirito francescano di cui è imbevuta, si spegne dopo lunga malattia il 15 agosto 1952.

Il 30 aprile prossimo Armida Barelli sarà beatificata nel Duomo di Milano dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. L’iter della causa di beatificazione, per l’accertamento delle sue virtù eroiche, è stato aperto a Milano l’8 marzo 1960 dal card. G. B. Montini e si è chiuso il 10 luglio 1970. Gli atti del processo furono convalidati il 3 aprile 1992.

Il 1° giugno 2007 papa Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Armida Barelli veniva dichiarata Venerabile.

Il 20 febbraio 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo per sua intercessione, aprendo la via alla sua beatificazione.

Per la sua beatificazione è stato preso in esame il caso di una donna della diocesi di Prato. Il 5 maggio 1989, la signora A. M., sessantacinquenne, si scontrò frontalmente con un camion mentre andava in bicicletta. Ricoverata in stato di coma nell’ospedale di Prato, peggiorò nei giorni successivi.

Sua nipote cominciò a pregare chiedendo l’intercessione di Armida, utilizzando un’immaginetta con una sua reliquia, e fece pregare altre persone. Il 18 maggio fu anche organizzata una giornata di preghiera nella cappella dell’Università Cattolica, nella cui cripta si trova la sua tomba.

Il 9 maggio la donna iniziò a manifestare segni di ripresa: il 14 giugno fu dimessa, manifestando nei mesi successivi un recupero quasi completo dello stato cognitivo e motorio. Morì poi per cause estranee all’incidente.

Nelle parole pronunciate da Matteo Trufelli al momento dell’annuncio della beatificazione di Armida Barelli sta tutta la nostra gioia di soci di Azione Cattolica. “La vita di Armida racconta una storia ricca d’iniziativa, di coraggio, di libera assunzione di responsabilità, di impegno: una vita spesa nell’apostolato operoso, che ha dato forma a un nuovo ruolo delle giovani e delle donne nella Chiesa e nella società. Armida, una donna tra due secoli, attraversò le sfide dell’epoca con la forza della sua fede incrollabile, divenendo esempio limpido per moltissime donne che, seguendo le sue orme, hanno scelto e scelgono ancora oggi di mettersi a servizio della Chiesa (…) L’Azione cattolica si rallegra con la Chiesa tutta, certa che la beatificazione di Armida Barelli possa essere per le giovani generazioni esempio di dedizione e di amore”.

Gino Lunardi

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