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Don Antonio e don Giacomo: amici del Signore sulla strada della missione

Don Antonio Doppio e don Giacomo Bravo

Pubblichiamo un pensiero del nostro presidente diocesano, Dino Caliaro, che ricorda don Antonio Doppio e don Giacomo Bravo nell’anniversario della loro morte, avvenuta tragicamente in Sudan l’8 febbraio 2003 (giorno della memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita). Don Antonio e don Giacomo sono stati due sacerdoti straordinari, innamorati dell’Azione Cattolica e di una Chiesa davvero popolare e capace di annunciare il Vangelo con le parole e con le opere. 

 

Il ragno, la mosca … il ragno la mosca l’amma…za za! La prende per il collo e la stro…za za!”. Sono passati più di vent’anni da quando don Antonio Doppio, prendendo in contropiede un giovane animatore alle prime armi, si mise in mezzo al salone del Fanciullo Gesù a Tonezza animando senza paura alcuna quei 70 bambini e ragazzi scatenati, impegnati nella villeggiatura estiva della colonia. Per chi scrive, praticamente esordiente nel campo dell’animazione, fu veramente sconvolgente vedere questo prete non più giovanissimo giocare e scherzare con questi bambini, allora ospiti di uno degli ultimi istituti per minori della provincia (i cosiddetti “orfanotrofi”). C’era voluta la sua testardaggine per offrire anche quell’anno a quei piccoli amati dal Signore due settimane di vacanza, di serenità, tra i nostri bellissimi monti e in un ambiente protetto. Ricordo che mi chiese con forza di partecipare a questa esperienza, e di coinvolgere altri amici perché, diceva, “la colonia estiva deve essere come un campo ACR”. Di solito vi partecipavano dei “vigilanti”, che avevano il compito perlopiù di sorvegliare i bambini: lui voleva invece degli educatori. La differenza, dal punto di vista pedagogico ed educativo, esprime al meglio la grandezza della sua figura. Don Antonio Doppio: un caro amico, prete autentico, innamorato dei laici, appassionato di Azione Cattolica, uomo di Chiesa e di Cristo. In questo 8 febbraio il pensiero corre a lui, e all’altrettanto caro don Giacomo Bravo. Ai più giovani magari questi nomi dicono poco; per chi li ha conosciuti dicono moltissimo. Sono stati due amici del Signore, impegnati sulla strada della missione nel segno e nell’affetto per Santa Giuseppina Bakhita, di cui proprio oggi si celebra la memoria liturgica. Don Giacomo nasce a Cartigliano il 07 maggio del 1932, e ha servito la Chiesa diocesana in una pluralità di servizi e incarichi: rettore del Seminario, assistente donne di AC negli anni ’60 e poi assistente diocesano dal 1982 al 1990, quindi delegato vescovile per l’attività missionaria e del Seminario (e in mezzo altre varie e importanti esperienze pastorali). Don Antonio nasce invece a Santorso l’11 gennaio 1948; ricopre l’incarico di viceassistente ACR dal 1978 al 1998 e assistente unitario dal 1990 al 1998 (anno in cui diventa arciprete di San Pietro in Schio). Don Giacomo e don Antonio muoiono insieme in un tragico incidente d’auto in Sudan, l’8 febbraio 2003. Il giorno stesso, l’arcivescovo di Khartoum, Gabriel Zubeir Wako scriveva cosi al nostro Vescovo Nonis: “Siamo tutti scossi. Solo la fede ci regge. Cercavo di capire come il Signore ha voluto che questi muoiono proprio nella diocesi nativa di Santa Bakhita. Penso che questa morte porterà tante grazie a voi e a noi – anche se le grazie appaiono oggi cosi dure e difficili.Santa_Giuseppina_Bakhita Ricordo che la notizia mi raggiunse in treno, da una telefonata commossa, mentre stavo rientrando da Roma, di ritorno dai lavori di un consiglio nazionale. Don Giacomo lo conoscevo meno ma lo apprezzavo e stimavo molto per il suo lodevole e continuo impegno per le missioni: don Antonio invece … beh, era il “mio” assistente (non me ne vogliano gli altri cari amici preti di quegli anni). Ricordo bene come mi accompagnò e aiutò ad inserirmi, io tutto timoroso, in presidenza diocesana, privilegiando i gesti piuttosto che le parole (che comunque non mancavano), i sorrisi piuttosto che i discorsi, sempre accompagnati dalla sua rinomata mitezza. Più di tutto, mi è rimasta nel cuore l’esperienza di quella “colonia estiva”, dove in quelle due settimane ci prendemmo a cuore quei poveri bambini, segnati da situazioni in famiglia di fatica, violenza, disagio. La tenerezza che aveva nel prenderli in braccio (specie i più piccoli), la pazienza, la sua continua ironia … sono stati un Vangelo vivente. Penso di non esagerare se dico che è risultato, “sul campo, il miglior corso di formazione per educatori” che potessi mai fare, tanto che quell’esperienza la ritengo ancor oggi la fonte e la sorgente del mio successivo impegno educativo in Azione Cattolica.

Don Antonio Doppio colonia estiva C’è un ricordo straordinario di quella colonia (meglio, “di quel campo”), una foto che mi è molto cara. E’ stata scattata proprio l’ultimo giorno, e vede noi educatori seduti uno sull’altro di fronte al Fanciullo Gesù (per inciso fu anche l’ultima esperienza diocesana estiva nella casa, prima della sua definitiva ristrutturazione) e, quasi a custodirci come un padre di famiglia, don Antonio sopra di noi. Oggi quest’immagine è appesa nel corridoio del piano terra del Fanciullo Gesù, proprio di fronte alla stanza educatori: quasi un monito ad essere sempre persone con il sorriso, portatori di gioia, testimoni di felicità. Perché, come ci ha insegnato don Antonio, “Dio ci strabenedice sempre tutti”.

Dino Caliaro

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