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Ac vicentina e santità popolare: don Antonio Doppio

Ac vicentina e santità popolare: don Antonio Doppio

 

* Ottavo protagonista del nostro cammino di riscoperta dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica vicentina.

 

Ascoltiamo la voce dello Spirito, alziamo le vele a raccogliere il suo soffio e la sua potenza… e poi pieghiamo la schiena sui remi; nella Chiesa ci sarà sempre qualche remo libero, riservato alle fatiche dell’Azione cattolica, l’importante sarà scoprire quale sia!

Con queste parole don Antonio Doppio, Ddt o Tony 2, come si firmava per gli amici, salutava i responsabili di azione cattolica, al momento di lasciare l’associazione, per il nuovo servizio pastorale nella parrocchia di San Pietro a Schio.

Aveva servito l’associazione per vent’anni, come assistente dell’ACR, del Settore Adulti e unitario, e contemporaneamente come assistente regionale.

Il ricordo di don Antonio è inseparabile da quello di don Giacomo Bravo: con lui ha condiviso il servizio di assistente in AC, a lui è succeduto come assistente unitario, e con lui ha condiviso l’amore per Santa Bakhita e la morte in terra africana, avvenuta in un drammatico incidente proprio l’8 febbraio, ricorrenza di Santa Bakhita.

La capacità di tessere legami di amicizia autentica è sicuramente una cifra della sua vita: ho un ricordo molto bello del suo rapporto con don Gino Bassan e Tino Turco. Don Antonio era una persona che riusciva a mettere d’accordo, generava armonia; la sua presenza ti riconciliava con la vita.

L’altra cifra era l’umiltà unita a un’intelligenza viva, nel senso proprio di intus legere, vederci dentro, leggere in profondità.

Ho avuto la grazia di averlo accanto in varie fasi di vita associativa, in particolare durante la mia responsabilità diocesana in ACR e nel Settore adulti: commissioni, riunioni di presidenza e settore, uscite nel territorio, campi diocesani e nazionali, momenti di festa.

L’ho incontrato per la prima volta ad un campo animatori ad Alba di Canazei, dove mi ha fatto la proposta di entrare in commissione ACR., inizio di un lungo cammino. Lui si definiva un neofita dell’ACR (vi era arrivato da poco per intuizione felicissima di vescovo Onisto), bisognoso di imparare e conoscere. E’ stata per me, che ero davvero l’ultima arrivata e un po’ “imbranata”, una lezione di umiltà che ha contribuito alla mia formazione forse più di ogni altra cosa. Quei tre anni in ACR con lui e Gino Lunardi mi hanno fatto sperimentare un’AC umanissima. Tanto don Antonio era capace di portare gioia contribuendo all’animazione delle serate in allegria col canto e la battuta di spirito, quanto sapeva essere pacato nelle riflessioni e nei momenti in cui si dovevano prendere decisioni: ascoltatore attento e paziente, rispettosissimo dei laici, prendeva la parola per ultimo. Uno stile inconfondibile. E una capacità di leggere in prospettiva la vita della Chiesa e della società che io ho potuto apprezzare a pieno a posteriori, col senno di poi.

La terza cifra è data dall’umanità e dalla concretezza: non disdegnava qualche umile servizio manuale, che fosse pulire una stufa, preparare panini, mettersi alla guida del pulmino, tirare ciclostili pur di facilitare l’opera ai laici e, soprattutto, pur di rendere più bella e serena la vita insieme.

Lo rivedo nei primi tempi di impegno diocesano dare con discrezione quello che ha a tanti che bussano alle porte della antica sede dell’AC in piazza Duomo; lo rivedo arrivare, atteso sempre con gioia da mio figlio piccolo (quanto ci sapeva fare con i bambini!), a cena a casa mia: immancabilmente si presenta con i dolci più buoni del mondo; lo rivedo arrivare col pulmino (era salito apposta per quel servizio), sotto la tempesta, per portarci il rancio durante un’uscita del campo famiglie in Altopiano, e scherzare su qualche disavventura sua e nostra in quella giornata per me indimenticabile; lo rivedo impegnato ad insegnarci con passione Tutte le promesse di Dio, Vocazione di Sequeri e Laurentia

Mi rivedo con lui e la mia famiglia salire lo Spitz di Tonezza un pomeriggio di ferragosto – l’ultimo, mi pare, della sua vita – quando ancora una volta si era prestato come assistente di un campo adulti: raggiunta la cima contempliamo il panorama in un cielo straordinariamente terso e luminoso.

                                                                                                                  Caterina Pozzato

 

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