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Ac e santità popolare: Gino Pistoni

Ac e santità popolare:  Gino Pistoni

* Dodicesimo incontro nel nostro percorso sulle tracce dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica. Per la spiegazione del progetto e le “puntate precedenti”, clicca QUI.

Concludiamo con un giovane testimone questo percorso annuale sulla santità quotidiana. Abbiamo incontrato persone molto diverse per età, stato di vita, condizioni sociali, che in vari momenti della storia del nostro Paese hanno testimoniato la fede, coltivata anche grazie all’appartenenza all’Azione cattolica. Alcune di loro sono note per la conclusione eroica e drammatica della loro vita, altre per aver ricoperto un ruolo di rilievo nella storia dell’associazione e della Chiesa. Ma tutte ci parlano per la fede cristallina che ha accompagnato la loro storia personale e che consente di illuminare da una prospettiva particolare il loro impegno e sacrificio.

Beato Gino Pistoni (1924-1944)

Gino Pistoni, una figura che abbiamo imparato ad amare nei campi itineranti come quello proposto per questa estate agli adulti giovani in quel di Ivrea, nasce il 25 febbraio 1924 ad Ivrea.

Diplomato in ragioneria, collabora nel negozio di casalinghi del padre. E’ un giovane pieno di vita, che condivide le passioni dei suoi coetanei: ama lo sport, in particolare il basket, le camminate in montagna, il tennistavolo. “Non è un giovane perfetto”, per usare un’espressione del suo presidente della GIAC, che lo ricorda come un ragazzo dotato di un’energia formidabile, ma anche di una caparbietà esasperante, simpaticissimo e allegro, spesso incapace di star fermo alle adunanze, anche se gli appunti ritrovati rivelano una fine e personale comprensione degli argomenti trattati.

La grande svolta della sua vita è proprio l’incontro con l’Azione cattolica. A 18 anni Gino entra a far parte del Centro diocesano della Gioventù di Azione cattolica (GIAC). Mette a disposizione con entusiasmo contagioso le sue competenze di “tecnico”, e poi corre con la bicicletta da un circolo giovanile all’altro, per animare i giovani, riuscendo a vincere la difficoltà a parlare in pubblico. Il suo apostolato nasce da una profonda spiritualità.

Il giovedì santo del 1944 in una sua preghiera scrive, tra l’altro, “Ti ringrazio di avermi chiamato due anni fa a far parte dell’Azione cattolica, e di aver dato alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta… Questa trasformazione spirituale, avvenuta con tutti i mezzi che Tu mi hai messo a disposizione, nell’abbandono totale di questa povera creatura incapace di Te, mi fa ora pensare che “non ero più io che vivevo, ma Tu, Cristo, che vivevi in me.”

C’è davvero clima di gioia e d’intensa spiritualità in quegli anni tra i giovani AC di Ivrea. Ma la situazione del Paese precipita. Gino Pistoni, come altri giovani di Azione cattolica, avverte la necessità di servire la causa della giustizia e della libertà. Entra così in una formazione partigiana, la brigata Garibaldi, dove con il suo contegno suscita stima e rispetto anche in chi si ritiene non credente.

Il 25 luglio 1944, durante un attacco delle SS, mentre altri partigiani fuggono, Gino si attarda a soccorrere un soldato tedesco ferito. Viene colpito da una scheggia di mortaio, che gli recide l’arteria femorale. Resta nella più completa solitudine a dissanguarsi, compiendo con le sue forze residue un atto di fede e di donazione di sé: con le dita intrise nel sangue sulla tela del tascapane scrive un messaggio-testamento rimasto unico nella storia della Resistenza: “Offro mia vita per A.C. e per Italia. W Cristo Re”.

Il presidente della GIAC, Giovanni Getto, gli aveva da poco regalato il volumetto dell’Imitazione di Cristo. L’ultima sottolineatura a matita della meditazione fatta prima di morire, invoca: “O Signore, insegnami a fare la tua volontà, insegnami a stare degnamente e umilmente alla tua presenza”.

Caterina Pozzato

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