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L’impegno di una vita nell’Azione Cattolica: la storia di Clara Rebesan

L’impegno di una vita nell’Azione Cattolica: la storia di Clara Rebesan
[articolo tratto da Coordinamento, marzo 2019]

Quando le telefono per concordare l’appuntamento per la nostra chiacchierata mi dice, con la sua voce allegra, “non giovedì perché ho la visita per il rinnovo della patente”. Clara Rebesan, leonicena da sempre, tra qualche settimana compie 88 anni!
Ho conosciuto le sorelle Rita e Clara Rebesan a metà degli anni ’70, impegnate come non mai nell’animazione di gruppi dell’Azione Cattolica di Lonigo: Clara, più giovane di sei anni della sorella Rita (deceduta alcuni anni fa), in quel periodo era animatrice dei giovanissimi. Ma il suo impegno nell’ambito della parrocchia si dispiegava in tutta una serie di attività; nubile per scelta, oltre al lavoro come direttrice alle Poste in vari uffici postali della provincia, molto del tempo libero di Clara era occupato in parrocchia.
Minuta, sorridente e vivace, mi accoglie con gesti di felicità. Mi colpisce, entrando nel suo soggiorno, un collage di fotografie appese alla parete, vicino alla finestra: sono fotografie – una particolarmente bella ma alquanto datata – di sacerdoti; alcuni li riconosco, sono i parroci che si sono succeduti negli anni a Lonigo.

Clara, perché queste fotografie? Chi è il prete nella foto più grande?
«Questa ritrae il mio direttore spirituale, don Luigi Bosio, di Belfiore d’Adige. Lo è stato per tanti anni. Da ragazzetta ho cominciato a frequentarlo, prendevo la bicicletta e via! Un sant’uomo! Aveva la fila davanti al suo confessionale. Poi qui ho messo i “miei” parroci …»

Con quale di loro si è trovata meglio?
«Ognuno aveva, ovviamente, caratteristiche umane diverse e sensibilità pastorali differenti, ma io ho imparato in Azione cattolica a collaborare con tutti. Indubbiamente c’è sempre la fase iniziale in cui si sta un po’ a vedere, ma poi, con Rita ogni volta ci siamo rese disponibili, oltre che nell’Azione cattolica, nelle diverse necessità della parrocchia».

Quando ha conosciuto l’Azione cattolica?
«Da bambina, non so dire esattamente l’anno. Eravamo in tempo di guerra. Allora chi faceva riferimento alla parrocchia spesso faceva parte dei gruppi giovanili della Gf. Andavamo all’adunanza dalle suore, all’Istituto parrocchiale delle orfanelle. Si andava all’adunanza e poi si tornava a casa di corsa. Il parroco di allora era mons. Attilio Caldana; ci teneva molto all’Azione cattolica, non c’erano altre associazioni ed era un punto d’onore per il parroco avere tanti iscritti. Verso i 16-17 anni, finita la guerra, cominciai ad aiutare mia sorella Rita che era la delegata vicariale della Gf. Quando Rita non poteva andare a Vicenza agli incontri di formazione mandava me.

Cosa hanno rappresentato per lei quegli incontri?
«L’inizio del mio cammino formativo, mi hanno aperto la mente. Di solito gli incontri erano divisi in due momenti: la parte formativa era affidata a mons. Carlo Fanton, poi interveniva la presidente Linda Zini per darci le indicazioni più organizzative. Io prendevo appunti e poi riferivo a Rita. In quegli anni si è radicata in me una vera passione per l’Azione cattolica».

Quindi è cominciato per lei un lungo periodo, dapprima come delegata all’interno della Gf e poi come animatrice…
«Sì, prima dell’unificazione dei quattro rami dell’Azione cattolica, ho seguito in parrocchia per tanti anni le beniamine e le aspiranti. Arrivata ai 30 anni mi dissero che dovevo passare con le donne… partecipai a qualche incontro, ma mi sentivo a disagio tra tante donne vestite di nero, alcune vedove; non mi sembrava proprio un ambiente per me. Allora passai a fare la delegata dei fanciulli cattolici: le fiamme … Fu un periodo molto bello. Poi, dopo il Concilio, con la nuova Azione cattolica cominciai a seguire i ragazzi dell’Acr e poi i giovanissimi intorno alla metà degli anni ’70».

Mentre racconta, Clara ha gli occhi che sprizzano gioia e tra le mani rigira una sorta di contenitore con fogli e qualche foto, che ha tirato fuori, mi dice, dai cassetti di Rita, perché «lei sì, che era ordinata e precisa»! Il suo raccontare procede quasi a ruota libera: un episodio ne richiama un altro, un particolare accende un ricordo. Mi mostra una foto della prima metà degli anni ’70: ritrae un folto gruppo di ragazzi dell’Acr di Lonigo, insieme a lei e ad altri educatori. Mi indica dei volti di ragazzi e mi dice il loro nome; qualcuno di loro, di lì a qualche anno, sarebbe diventato educatore dell’Acr. Qualcuno, ora adulto, è ancora in Azione cattolica!

Clara, com’è stato negli anni il rapporto con la presidenza diocesana dell’Ac?
Apre il piccolo fascio di fogli che ha tra le mani e mi mostra un dattiloscritto di tre fogli, sintesi del lavoro della presidenza parrocchiale: “Risposta al questionario in preparazione all’assemblea diocesana del 23 marzo 1980. «Ecco qui un esempio, noi abbiamo sempre fatto riferimento alle indicazioni, alle iniziative e alle tappe assembleari diocesane. Il nostro legame con la diocesi è sempre stato vivo, Rita ed io abbiamo anche avuto il piacere di avere ospiti a cena qualche responsabile diocesano, ricordo ad esempio una sera don Mario Erle e il presidente Fernando Cerchiaro; avevano un incontro vicariale a Cologna Veneta, che era andato a vuoto per un disguido…».

Quali sono i ricordi più belli o le fatiche che più lei si porta nel cuore?
«Mi pare che gli anni siano passati in un soffio e del mio impegno in Azione cattolica conservo tanti ricordi belli… È grazie a don Silvano Rampo se siamo riusciti a partire a Lonigo con l’Acr! Con lui ha preso il via l’esperienza del campeggio per i ragazzi della parrocchia, non solo per i ragazzi dell’Acr; noi non abbiamo mai chiuso le porte a nessuno. C’era tanto da organizzare ed era tutta una corsa dopo il lavoro per stare dietro a tutto».

L’impegno in Azione cattolica comporta una stretta collaborazione con il sacerdote o con la figura dell’assistente.
«Il rapporto è sempre stato positivo con tutti i sacerdoti, ma nella fase iniziale della nuova Acr un grande aiuto per la formazione degli animatori, per la costituzione del gruppo degli educatori è venuto da don Bruno Marchesin, che credeva molto nell’Azione cattolica. Con lui è stato fatto un grande lavoro di semina, partecipava sempre e con entusiasmo alle iniziative e alle attività pro- mosse dall’Acr diocesana».

Dopo il Concilio sono sorti tanti gruppi e movimenti. Qual è stato il rapporto tra Ac e i nuovi gruppi?
«Il parroco don Ferruccio Sala (parroco di Lonigo dal 1973 al 2000, ndr) ci raccomandava sempre di andare d’accordo con tutti. In realtà noi non avevamo motivo di scontro con nessuno, facevamo la nostra strada e non c’era alcuna forma di concorrenza, tranne che con i responsabili di Comunione Liberazione; con loro c’è stato qualche attrito…».

Veniamo a tempi più recenti, come è cambiato il suo impegno?
«Nell’ultimo periodo di attività, prima che Rita si ammalasse, io e lei abbiamo seguito la “terza età”, poi, a dire la verità durante la malattia di Rita ho interrotto i contatti con l’associazione. È stato un periodo molto duro ma poi con l’aiuto del Signore l’ho superato. Ora mi tengo informata dell’attività dell’Azione cattolica tramite i miei nipoti».

Clara, come ci salutiamo?
«Io rifarei tutto quello che ho fatto e consiglio a tutti di aderire all’Azione cattolica! Ah … dimenticavo: leggo sempre Coordinamento e vedo spesso la tua firma!».

Gino Lunardi

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