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Ac e bellezza: una gioia e una domanda

Ac e bellezza: una gioia e una domanda

*preparandoci alla XVI Assemblea diocesana elettiva, riprendiamo qui l’articolo pubblicato su Coordinamento a firma di don Andrea Peruffo, assistente unitario. QUI tutte le info sull’Assemblea

Parlare della “bellezza” vuol dire attivare quasi subito nel cuore e nella testa innumerevoli sentimenti, pensieri, ricordi. Ti viene in mente quella volta in cui sei andando in montagna e hai visto un paesaggio incantevole; oppure quella persona che ti ha fatto sognare ad occhi aperti; oppure ancora quelle vacanze che sono rimaste uniche… Ma anche nella vita ordinaria pensiamo ad un incontro davvero bello, ad una bella festa, ad una bella serata, ad un bell’esame, ad una bella messa, ad un bel gruppo, ad una bella confessione, ad un bel film …
Quante volte usiamo e vorremo usare questo aggettivo semplice, quasi banale nella sua espressione, eppure ricco di sfumature. E allora mi chiedo: che cosa renda bella una vita, una persona, un’esperienza?
La riflessione non è banale perché, in fondo, il bello ci attira, ci affascina, ci conquista, ci smuove. Il bello è da vedere, da provare, da vivere. Il bello ci meraviglia, ci riempie di stupore letteralmente, è un’esperienza che seduce nel senso che ci “porta via con sé”.

Un termine antico usato dai padri orientali è “philocalia”, letteralmente “amante della bellezza” e per loro questa parola indicava il cammino dell’uomo verso un’armonia del vivere che ha come punto di arrivo la piena conformazione a Cristo. Detto in altri termini: bello non è un termine estetico ma estatico, ed ha come oggetto di contemplazione la pienezza dell’umano. Bella è una vita piena, in opposizione ad una mediocre, banale, vuota.
Bello è tutto ciò che esce dalle mani del Creatore. Ogni passaggio del racconto della creazione in Genesi è segnato come da un ritornello che Dio dice sulla sua opera “ecco era cosa buona/bella”, fino al vertice del creato: l’uomo, di cui si dice essere “cosa molto buona/bella”. Bello è Gesù, il “buon/bel” pastore che fino in fondo dà la vita per il suo gregge. Bello è il nostro Dio e la nostra fede che ha trasformato la tristezza in speranza, il deserto in giardino, la morte in vita. La nostra fede è bella perché intrisa dell’amore totale, appassionato, coinvolgente di Dio per ogni persona e per l’umanità tutta. Riscoprire la bellezza del vivere è il primo compito dell’annuncio evangelico che come cristiani siamo chiamati a fare nell’ordinario del nostro vivere quotidiano. Come non ricordare la parole forti e sempre affascinanti di Agostino:
Tardi Ti amai,
o bellezza tanto antica e così nuova,
tardi io Ti amai. […] Tu mi hai chiamato,
hai gridato, hai vinta la mia sordità.
Tu hai balenato, hai sfolgorato,
hai dissipata la mia cecità.
Tu hai sparso il tuo profumo,
io l’ho respirato e ora anelo a Te.
Ti ho gustato e ora ho fame e sete.
Mi hai toccato e ardo dal desiderio della tua pace. (Confessioni 10,27)

Credo che come Azione Cattolica dovremo interrogarci sul nostro essere “belli” proprio nel momento centrale di un anno associativo che sta portando al rinnovo di tutte le cariche e responsabilità. È bella l’AC? È bella nel volto gioioso dei ragazzi dell’ACR? È bella negli slanci entusiastici dei giovanissimi? È bella nella forza e novità dei giovani? È bella nel volto degli adulti che si ritagliano tempo fra le mille complessità del vivere? È bella nello sguardo sereno e segnato dal tempo dei nostri adultissimi ancora contenti di stare insieme?

Se la risposta a tutte queste domande è sì, allora la disponibilità che diamo, il trovarci insieme in parrocchia o in ogni altra occasione sia il segno forte e bello che diano alla nostra Chiesa, alla gente che incrociamo nella nostra quotidianità, ai catechisti, agli anziani soli, ai giovani sfiduciati.
Se la risposta è sì allora vuol dire che la nostra fede sarà capace di generare novità, di rompere vuote abitudini, di abitare le nostre strade nel segno dell’accoglienza e della disponibilità.
Se la risposta è sì serve un sussulto di coraggio, di forza perché anche noi come dice Paolo “siamo stati conquistati” dalla bellezza del nostro Dio.

E se non fosse così? E se l’AC non fosse poi così bella? E se con il passare del tempo respirassimo solo il peso dei molti servizi? È ovvio che la risposta spetta a ciascuno. Certamente questo rischio c’è e per questo dovremo continuamente vigilare perché appaia la bellezza delle persone e di un’associazione che radicata e conquistata dalla bellezza del suo Dio, del nostro Dio corre con fiducia guardando al futuro con speranza.

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