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Lettera dalla presidenza

Lettera dalla presidenza

Tutto è legato

Carissimi,
le misure di prevenzione disposte dalle autorità per limitare la diffusione del contagio da Corona virus hanno ripercussioni concrete nella nostra vita quotidiana, nelle nostre relazioni, in molti aspetti della vita lavorativa, scolastica, ludica.

Anche sulla nostra vita di fede, sulle consuetudini comunitarie, sulle attività e sui ritmi associativi le ricadute sono significative.

Le indicazioni adottate di comune accordo dai nostri vescovi ci parlano di una cura che tutti dobbiamo avere l’uno per l’altro, senza chiuderci in noi stessi e senza sottovalutare i rischi, o, per contro, senza lasciarci prendere dal panico.

Nel suo messaggio qualche giorno fa il vescovo Beniamino ci invitava a leggere con uno sguardo di fede le circostanze che si sono venute a creare e che suscitano in noi alcune considerazioni.

Pensiamo in primo luogo a chi è ammalato, ai suoi familiari, a quanti in questo contagio hanno perso una persona cara. E pensiamo a chi è impegnato in prima linea: i medici e tutti gli operatori sanitari che si stanno prodigando senza risparmio, anche oltre l’orario di lavoro, per garantire un servizio a chi ne ha bisogno.

Il diffondersi del contagio ci mette a confronto con la nostra fragilità, con i nostri limiti, ma ci permette anche di cogliere, se siamo attenti, tanti fermenti di solidarietà. E ci fa percepire come tutto nella vita è legato, tutto è connesso, tutto è in relazione. Da Wuhan, in Cina, a Vo’, nel Veneto, ci sono circa 8.500 km di distanza, ma è come se il virus avesse fatto pochi passi, diffondendosi nelle grandi città come nei paesini quasi isolati delle valli piacentine.

E proprio la misura presa di evitare o limitare i contatti e la fatica di creare, dove è necessario, un cordone sanitario efficace (che va assolutamente rispettato) ci fanno scoprire il nostro bisogno di comunità, ci rendono consapevoli che nessuno si salva da solo. Qualche reazione scomposta o di chiusura qua e là c’è stata, ma mi sembrano a mano a mano prevalere i segni solidarietà, le parole pacate, i gesti gentili.

La mancanza delle celebrazioni eucaristiche e di altri essenziali momenti di vita comunitaria ce ne fa scoprire tutto il valore e la bellezza. Non sono un dono scontato! Possiamo sentirci comunque uniti nella preghiera, anche valorizzando nel bene i social. Uniti tra noi e a sostegno di quanti si adoperano per il bene comune.

Per quanto riguarda gli impegni e gli appuntamenti associativi a livello parrocchiale ci atteniamo alle indicazioni e ai suggerimenti presenti sul sito della Diocesi (www.diocesi.vicenza.it), dove troviamo anche il messaggio del vescovo, e a quanto indicato dai parroci, con la sospensione di tante attività associative.

A livello diocesano, come sapete, l’Assemblea è rinviata: appena possibile verrà comunicata la nuova data. Per lo stesso motivo non ci sarà la veglia di preghiera prevista per venerdì 6 marzo.

Riunioni di presidenza e di commissione, essendo attività non aperte al pubblico e che coinvolgono un numero limitato di persone, possono essere svolte regolarmente, sempre nel rispetto delle norme sanitarie. Ed è bene che, per quanto si può, si dia almeno in parte continuità alla vita associativa. Poi, per il momento, sono confermati gli appuntamenti in programma dopo l’8 marzo, eccetto il consiglio diocesano elettivo del 10 marzo.

In generale per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere nei vari contesti facciamo nostro il suggerimento di Francesco, presidente dell’Ac di Padova, che è medico, impegnato in prima linea: Agiamo da cittadini responsabili attenendoci alle indicazioni ricevute ed utilizzando in modo appropriato e sobrio i servizi e presidi sanitari ed i prodotti alimentari. Comportiamoci responsabilmente diffondendo nei social network solo notizie verificate e provenienti da fonti ufficiali (ministero della salute, istituto superiore di sanità, regione, ULSS).

Manzoni ci direbbe: “osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare”, pur nella consapevolezza che “parlare è talmente più facile di tutte quelle altre messe insieme…”

Un’informazione più sobria e un senso di solidarietà per le persone più fragili esposte sia al rischio del contagio sia a quello dell’emotività sono il modo migliore per collaborare con i responsabili della sanità e dell’amministrazione pubblica.

Caterina Pozzato

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