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Giornata della memoria: la testimonianza di Liliana Segre

Giornata della memoria: la testimonianza di Liliana Segre

Nella giornata della memoria rileggiamo con commozione la testimonianza di Liliana Segre, nominata qualche giorno fa senatrice a vita dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui va la nostra gratitudine per questa decisione esemplare.
Con parole pacate Liliana Segre ci racconta la tremenda esperienza vissuta e il suo amore per la vita:

«Non esiste laser in grado di cancellare il numero di Auschwitz, perché quei segni sbilenchi sono scavati molto in profondità dello strato di pelle del mio braccio sinistro.
Il mio numero 75.190 non si cancella: è dentro di me. Sono io il 75.190. In questo i nostri assassini sono stati davvero abili: chi porta sul braccio il numero di Auschwitz, prima di ogni altra cosa è il numero di Auschwitz. I nazisti volevano annullare l’identità delle migliaia di persone che non venivano mandate dalla stazione direttamente al gas, che dovevano rimanere vive finché potevano lavorare, ma senza più il diritto all’identità.
Diventavamo stucke, pezzi. La parola donna non esisteva più. Il concetto di persona spariva per sempre. “Quanti pezzi hai nella tua baracca?”, si chiedevano fra loro le guardie al momento dell’appello. E i pezzi vanno numerati affinché non si perdano. […]

Ci fu un momento importante della mia vita, un episodio privato incastonato nell’evento epocale che stavo vivendo. Il comandante di quell’ultimo campo, crudele assassino, camminava vicino a me, si spogliò, rimase in mutande, si rivestì da civile. Tornava a casa dai suoi bambini e da sua moglie. Certamente non si accorgeva della mia presenza perché io ero ancora uno stuck, un pezzo.
Quando buttò la pistola ai miei piedi, con tutto l’odio che avevo dentro di me e la violenza subita che mi invadeva il corpo, io pensai per un istante: “Adesso mi chino, prendo la pistola e in questa confusione assoluta lo ammazzo”… ma fu un attimo.
Un attimo importantissimo, definitivo nella mia vita, che mi fece capire che io mai, per nessun motivo al mondo avrei potuto uccidere. Che nella debolezza estrema che mi vinceva, la mia etica e l’amore che avevo ricevuto da bambina mi impedivano di diventare uguale a quell’uomo.
Non avrei mai potuto raccogliere la pistola e sparare al comandante di Malchow.
Io avevo sempre scelto la vita. Quando si fa questa scelta non si può togliere la vita a nessuno.
E da quel momento sono stata libera».

(E. Zuccalà, Sopravvissuta ad Auschwitz, Edizioni Paoline)

Foto Marco Alpozzi/LaPresse 13 02 2017 Torino ( Italia) Cultura - News Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930) è una reduce dell'olocausto italiana, sopravvissuta ad Auschwitz, dove fu deportata all'età di 13 anni. Interviene a Torino, in occasioni delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, parlando alle scuole Nella foto: Liliana Segre Photo Marco Alpozzi/LaPresse February 13, 2017 Torino (Italy) Culture - News Liliana Segre (Milan, September 10, 1930) is an Italian Holocaust survivor, survived Auschwitz, where he was deported at the age of 13 years. In the pic: Liliana Segre

Foto Marco Alpozzi/LaPresse
13 02 2017 Torino ( Italia)
Cultura – News
Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930) è una reduce dell’olocausto italiana, sopravvissuta ad Auschwitz, dove fu deportata all’età di 13 anni.
Interviene a Torino, in occasioni delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, parlando alle scuole
Nella foto: Liliana Segre
Photo Marco Alpozzi/LaPresse
February 13, 2017 Torino (Italy)
Culture – News
Liliana Segre (Milan, September 10, 1930) is an Italian Holocaust survivor, survived Auschwitz, where he was deported at the age of 13 years.
In the pic: Liliana Segre

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