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Ac vicentina e santità popolare: Guido Revoloni

Ac vicentina e santità popolare: Guido Revoloni

* Nel giorno della memoria di tutti i Santi, Guido Revoloni è il quinto protagonista del nostro cammino di riscoperta dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica vicentina.

 

“Ma chi te lo fa fare?” In tanti glielo dicevano, quasi rimproverandolo e preoccupati per lui.

“Ma chi te l’ha fatto fare?” Avranno pianto e gridato in tanti, domenica 27 maggio del ’45, a Dueville e non solo, vedendo che il suo corpo era stato dilaniato da una bomba a farfalla. Non solo il suo tempo, la sua perizia, la sua capacità di fare il bene, aveva donato, ma la sua vita tutta intera.

Si chiamava Guido Revoloni, è vissuto tra la fine della prima e la fine della seconda guerra mondiale a Vicenza e Cavazzale. Era un socio di Ac, un animatore della parrocchia di San Marco, si dava da fare con la San Vincenzo ed è stato anche un dirigente della Fuci, quando studiava Lettere a Padova.

Poi è arrivata la guerra, che l’ha portato, Alpino, prima ad Aosta, quindi a Bassano, poi a Mondovì. All’armistizio dell’8 settembre del ’43, però, Guido decise di non arruolarsi con Mussolini, ma di schierarsi con chi voleva per l’Italia pace e democrazia. Di giorno aiutava i giovani che non potevano più frequentare le scuole in città a studiare e preparare gli esami. Di notte elaborava permessi e lasciapassare per i partigiani, stabiliva contatti fra le brigate, recuperava aviolanci inglesi, faceva azioni di sabotaggio. Del resto, sapeva maneggiare bene gli esplosivi.

Dopo la liberazione dell’aprile 1945, i bombardamenti cessano e la vita riprende, ma i campi sono ancora disseminati di mine antiuomo inesplose. Tra i fiori e sull’erba si posano le farfalle, quelle variopinte e purtroppo anche quelle delle bombe. Gli addetti alla bonifica sono stracarichi di lavoro, così Guido si rende disponibile per raccogliere e far brillare gli ordigni, permettendo così ai contadini di tornare a lavorare la terra.

È una farfalla a rubargli la vita, una bomba a farfalla che gli scoppia tra le mani.

Di lui si può dire davvero che ha incarnato lo storico motto “Preghiera Azione Sacrificio”.

Della vita e della testimonianza di Guido Revoloni si interessa da tempo con passione il Gruppo storico Monticello Conte Otto, in particolare il nostro amico di Ac Diego Acco: il 29 novembre dedicheranno a Revoloni una serata in occasione del centenario della nascita.

E a noi, oggi, che cosa insegna Guido Revoloni?

Ci mostra come un giovane cattolico poteva spendersi per gli altri, dare la vita per gli amici, scavalcando le differenze tra le classi sociali e in vista di un bene comune più grande. Ci aiuta a cogliere un altro tassello nel panorama ricco e variegato di quei tanti cattolici che hanno creduto nell’idea di un’Italia repubblicana e democratica.

Ma non è solo una stellina da aggiungere al firmamento dei grandi italiani passati per il mondo cattolico, è tutt’altro che un vanto da esibire.

La figura di Guido Revoloni può fungere oggi da monito, da sentinella, da spia che ci interpella e ci chiede di verificarci e ci sprona al bene di tutti, ci interroga sul nostro modo di stare nella società civile.

Ci invita a continuare a essere, uno per uno, soci di un’associazione che il Paese ha contribuito a costruirlo e vuole continuare a essere significativa per questo nostro mondo, a partire dagli ambienti di vita, lavoro e studio di ciascuno.

“Iddio mi ricompenserà in Cielo – disse Guido – perché Egli sa che io arrischio la mia vita solo per salvare quella dei contadini della mia terra”.

Ecco chi gliel’ha fatto fare!

 

                                                                                                   Margherita Scarello

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