Home / News / Ac vicentina e santità popolare: Franco Galvanetto

Ac vicentina e santità popolare: Franco Galvanetto

Ac vicentina e santità popolare: Franco Galvanetto

* Primo incontro nel nostro percorso sulle tracce dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica vicentina.

 

26 Settembre 1979

Col gruppo di Giovanissimi A.C. possiamo fare grandi cose. Ho la mente che brulica di idee, progetti e speranze. La fantasia morde il freno e la fretta mi fa correre avanti nei mesi, immaginando quello che faremo in autunno, e per Natale, e più tardi ancora: gli incontri da organizzare, le uscite da fare, i servizi da prestare.

Ho anche, e questo può essere pericoloso, una gran fretta che i ragazzi maturino e diventino adulti nella fede. Mi sento investito nel ruolo di animatore e pieno di voglia di fare. Ho dentro di me l’ansia riformatrice del rivoluzionario, invece della più utile pazienza metodica del coltivatore.

27 Settembre 1979

Sento veramente di amare questi ragazzi uno per uno, di volere per loro tutto il bene di questo mondo. Vorrei poter guardarli tutti con gli occhi limpidi dei bambini, vorrei conoscerli fino in fondo all’animo e che essi mi conoscessero fino in fondo all’animo, per poterci amare senza barriere e senza malintesi.

Così scriveva Franco Galvanetto nel suo diario mentre stava cercando di capire a cosa il Signore lo chiamasse. Era nato venti anni prima e, fino a quel momento, la sua vita non si era distinta particolarmente da quella di tanti giovani di Isola Vicentina, paese dove viveva con la famiglia. La partecipazione alla vita dei gruppi ecclesiali aveva già cominciato a costituire per lui l’occasione di sperimentare un’intensissima amicizia fondata sulla fede e la partecipazione al ‘Gruppo dell’eremo’, nel quale vivrà un’esperienza profonda di spiritualità, quasi di intimità con Dio, lascerà un’impronta indelebile nel suo cuore. Contemporaneamente, a partire dall’estate del 1979, sarà uno degli animatori del primo gruppo di Giovanissimi di Azione Cattolica della parrocchia di Isola. L’amicizia nella fede, la profonda spiritualità e l’entusiasmante servizio alla comunità ecclesiale contribuiranno a far maturare in Franco la disponibilità ad accogliere la chiamata a farsi sacerdote. Entra nel seminario diocesano di Vicenza immediatamente dopo la laurea nel settembre del 1983. E’ felice di vivere in seminario fino all’ordinazione presbiterale, avvenuta il 4 Giugno 1989. Dopo un anno come vicario cooperatore nella parrocchia di S. Pietro di Schio è mandato a Roma a studiare all’Università Salesiana per tre anni. Tornerà in seminario, già minato dal male, nel Settembre del 1993. Dopo una coraggiosa lotta contro la malattia muore a Vicenza l’8 Agosto 1994, a 35 anni.

La rapida parabola della vita di Franco, come una meteora che brilla fugacemente, ma non ha il tempo di illuminare null’altro, ci ha lasciato un ricordo struggente e la testimonianza della sua fede nel diario da lui tenuto. Pensando alla sua giovinezza, appena prima dell’ordinazione diaconale, scriveva al Vescovo:

14 marzo 1988

… una giovinezza della quale non smetterò mai di ringraziare il Padre, per i doni di cui mi ha colmato in quegli anni: un denso cammino di preghiera, di ascolto della Parola e di intimità con Gesù eucaristia, percorso con altri amici, giovani e adulti, che ha costituito, e non soltanto per me, il filo conduttore di un vero itinerario di conversione e di sequela; un’intensissima esperienza di fraternità e di impegno ecclesiale nei gruppi giovanili e come animatore di A.C. fra gli adolescenti; l’amicizia, e anche più della semplice amicizia, con alcuni sacerdoti che mi sono stati di modello e di guida nel discernere e accettare una vocazione accolta dapprima con stupore, poi con trepidazione e dubbi, infine abbracciata con gioia.

Molte persone hanno vissuto come un’ingiustizia la morte prematura di Franco, che tanto tempo aveva dedicato alla propria formazione per l’educazione dei giovani e che non ha avuto l’opportunità di lavorare nella vigna del Signore. Ha detto il vescovo Nonis nel giorno del suo funerale: ‘La morte di una persona giovane … colpisce ancora di più. … Ha carattere e figura di seme, questa morte. E’ il seme che, deposto nella terra, muore per una vita nuova: apparentemente si corrompe e sparisce, ma in realtà dà origine ad un’altra esistenza … ’.

‘… amante riamato del mondo giovanile …’ Franco ha lasciato un vuoto che a venticinque anni dalla morte chiede ancora a ciascuno di noi uno sforzo aggiuntivo per far arrivare ai giovani delle nostre comunità il calore dell’incontro con una Chiesa viva.

Ugo Galvanetto

Scroll To Top