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A Roma, con papa Francesco per festeggiare

A Roma, con papa Francesco per festeggiare

Il 1° novembre grande festa in piazza San Pietro per i 50 dell’articolazione associativa. C’era anche una delegazione berica.

 

“Chi ha inventato l’ACR, capisce tutto di noi ragazzi”. Le parole di Giuliana, nove anni, mi hanno fatto compagnia in questa esperienza. Non capita tutti i giorni di festeggiare un compleanno a Roma. Se poi a questa ricorrenza ci sono mille invitati, la cosa è ancora più straordinaria. Non bastasse, aggiungiamoci la presenza del Santo Padre, che nel corso dell’Angelus, dopo averci ricordato che tutti siamo chiamati alla santità, ci saluta con il mitico “1,2,3,4,5,6…CIAO!”: insomma, il 1° novembre si è festeggiato proprio un compleanno entusiasmante. D’altronde, cinquant’anninon sono cosa da poco.

Nata il 1° novembre 1969, grazie alla sapiente intuizione di tanti (tra essi una citazione speciale va a Vittorio Bachelet) l’Acr ha segnato in questo tempo un numero enorme di bambini e ragazzi, ora cresciuti, e ha permesso a molti giovani e adulti di sperimentare la genuinità, la bellezza, la grazia di camminare a fianco dei più piccoli, per aiutarli a incontrare Gesù.

Con queste premesse, si può immaginare come l’invito del responsabi le diocesano Marco Didoné e dell’assistente don Christian non potesse cadere nel vuoto; sette ragazzi e due animatori della parrocchia di Monteviale si sono messi volentieri a disposizione per rappresentare tutti gli acierrini della nostra diocesi. E che fosse un viaggio destinato a incidere nel cuore di ciascuno, lo si è capito fin dalla partenza in treno e da un viaggio di andata trascorso a fare selfie, battute, infinite partite a “lupus”, riflessioni tra animatori sulla fede, l’associazione, le nostre comunità. Giunti a Roma, dopo la preghiera e l’accoglienza festosa, i ragazzi sono stati subito coinvolti in lavori di gruppo, confrontandosi sulla fede e sul valore della testimonianza, vivendo una vera dimensione sinodale, nella quale hanno potuto arricchirsi dell’incontro con gli altri.

Questa è sempre un’esperienza preziosa: si incontra chi magari subito ci pare diverso, ma che poi balla l’inno come noi, gioca come noi, prega come noi, alla fine è uno di noi. Al punto che spostandoci in pullman, all’alba del 1° novembre, verso la Basilica di San Pietro, pur viaggiando in mezzo a liguri, lombardi, siciliani, lucani, ci è parso realmente di essere una sola famiglia. Con questo sentimento di fraternità abbiamo vissuto in Basilica il dono della celebrazione eucaristica, in un luogo che ci ha affascinato per la sua maestosità.

Don Gualtiero Sigismondi, assistente nazionale, ci ha regalato una perla quando ci ha ricordato che “anche i Santi, oggi, partecipano alla festa dell’Acr”. E le emozioni sono via via cresciute con l’Angelus del Papa, accompagnato da un sole caldo che ha reso ancora più affascinanti le bandiere sventolanti dell’Ac, in piazza San Pietro. E ancora, dopo un nuovo momento di gruppo e confronto sinodale sull’Acr che i ragazzi “sognano domani”, è giunto il momento culmine, la festa ufficiale di compleanno, all’Auditorium. Luci, suoni, inni, testimonianze (con momenti misti di gioia e commozione), ospiti, tra tanti il saluto caro a Giovanna Benvenuto, prima responsabile nazionale ACR e oggi arzilla vecchietta.

La festa è trascorsa semplice ma intensa, e la sera ci ha colto ancora in preda all’euforia dei balli, dei canti, di una fraterna complicità. E infine è arrivato sabato, l’ora di fare le valige per tornare a casa, non però senza aver prima concluso i lavori con una assemblea plenaria, da far invidia a noi adulti.

Inizialmente suddivisi in piccoli gruppi, dove le idee che avevano elaborato il giorno precedente erano state sintetizzate da degli educatori, gli acierrini si sono ritrovati insieme per modificarle e votarle, una a una, fino a stendere un documento finale. Gesto questo che non ha scimmiottato noi adulti, ma anzi è stato rispettoso del loro protagonismo: al punto che nessun animatore è intervento nella stesura finale del testo. Il lavoro, è stato proprio dei ragazzi. Perché l’Acr è l’Azione Cattolica dei Ragazzi: per davvero.

E dopo i tanti saluti agli amici incontrati in intensa esperienza romana, ecco il ritorno in treno, felici per aver partecipato ad un compleanno indimenticabile. E si ritorna a giocare a “lupus”, a rifarsi i selfie con don Christian e Marco, a riparlare di fede e di come essere, ora, missionari nelle nostre comunità, anzi come “condurre” agli altri quell’energia vitale che abbiamo scoperto essere una risorsa, per l’Ac e la Chiesa, un valore aggiunto da investire verso gli altri, non da conservare gelosamente, ma da condividere. Un’energia che accenda la luce in noi e negli altri: light up, appunto, come ci ha ricordato lo slogan di questa festa di 50 anni dell’ACR. Auguri, ACR: che questi siano stati i tuoi primi cinquant’anni!

Dino Caliaro

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