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Giorgio La Pira e lo sguardo sulla città

CAMPO MOBILE – Bellissima esperienza la scorsa estate a Firenze e dintorni

Dal santuario di La Verna un crocevia di incontri.

 

Un atto di coraggio ha fatto ripartire i campi del settore adulti: giovedì 1 luglio scorso un gruppo di 36 persone di varie età è partito in direzione della splendida Firenze, per completare un progetto le cui basi erano state poste nel 2019. Il campo mobile è dedicato a figure speciali che restituiscono la bellezza e la fecondità dell’adesione all’Azione Cattolica. È stato così anche questa volta con Giorgio La Pira, il “sindaco santo”, un personaggio non inquadrabile, poliedrico e libero da schemi, audace nelle scelte di vita e di impegno politico.

Il campo è iniziato transitando dal santuario de La Verna, luogo dove La Pira si ritirava prima di intraprendere i viaggi più impegnativi. Poi abbiamo fatto tappa al castello di Poppi, aprendo il secondo capitolo del nostro programma: alcune riflessioni su Dante nel settecentesimo anniversario della morte. Tra venerdì e sabato abbiamo avuto modo di ascoltare colte e illuminanti testimonianze sul venerabile La Pira, presso la Fondazione omonima, accompagnati da Claudio Turrini ex giornalista; di pregare sulla tomba all’interno della chiesa di san Marco e di visitare la sua povera cella nel convento retrostante. Un momento chiave è stato sedere nel salone dei Duecento all’interno di Palazzo Vecchio, dove ancora oggi si riunisce il consiglio comunale, e ascoltare l’intervento appassionato di Massimo Fratini, consigliere comunale, che proprio nel luogo più emblematico della comunità civile ha sottolineato quanto la fede in Dio debba entrare nelle azioni di un politico credente. Proprio da quello scranno il 24 settembre 1954 La Pira pronunciò un memorabile discorso, offrendo le sue dimissioni con queste parole: “Signori Consiglieri, si allude forse ai miei interventi per i licenziamenti e per gli sfratti e per altre situazioni nelle quali si richiedeva a favore degli umili, e non solo di essi, l’intervento immediato, agile, operoso del capo della città? Ebbene, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: si- gnor Sindaco, non si interessi delle creature senza lavoro, senza casa, senza assistenza (vecchi, malati, bambini)”. Le dimissioni furono respinte, La Pira continuò a fare il sindaco fino al 1965.

All’interno di questa parabola civica un posto particolare ha avuto la costruzione del quartiere operario dell’Isolotto. Un pezzo della nuova Firenze caratterizzato dalla presenza strutturante del verde pubblico e privato (non recintato!), da assi pedonali e blocchi residenziali dalle dimensioni “umane” e ben distanziati per far circolare aria

e luce. Un quartiere che abbiamo visitato a piedi guidati dal giovane parroco don Luca Niccheri, che ci ha fatto notare come la posizione della chiesa sia strettamente legata a quella della piazza centrale, a dire come la dimensione spirituale e quella civile siano strettamente connesse. Ancora oggi la gente che ci vive nutre un profondo attaccamento al quartiere e ne difende la configurazione. Le case, gli spazi pubblici che abbiamo attraversato e le persone che abbiamo incontrato per strada ci hanno fatto capire che il bene seminato nella società produce frutti duraturi.

Il campo è stato anche crocevia di incontri, con persone e luoghi che ci hanno aperto molteplici orizzonti. Dalla straordinaria visita alla chiesa di San Miniato al Monte che sovrasta Firenze. Qui l’abate Padre Bernardo Gianni ci ha sapientemente illustrato i significati impressi nelle pietre, dove i segni dello zodiaco assumono un orientamento cristologico. Ma soprattutto ci ha fatto notare come la facciata abbia una forma antropomorfica, il fronte è un volto che fisicamente guarda la città. E proprio da qui La

Pira pregava non “per” Firenze” ma “su” Firenze, perché “dove c’è uno sguardo lì c’è l’amore” e il sindaco è riuscito a “cercare Dio nel cuore della città e a portarlo alla luce”.

Quella sera stessa abbiamo invece dialogato con la pastora Letizia Tomassone della comunità valdese, dando così un senso ulteriore al nostro essere ospiti della loro foresteria. E’ stata l’occasione per conoscere un po’ questi nostri fratelli nella fede. Non è mancato un cordiale incontro con la presidente Elisa Giannasi e la responsabile adulti Laura Giachetti dell’Ac di Firenze, per allacciare amicizie associative. Il ritorno ci ha condotti a Romena dove abbiamo celebrato la Messa all’aperto, fra gli ulivi della comunità, e poi nell’antica pieve ascoltato don Luigi Verdi che, fra cinguettii di vere rondini, ci ha invitati a custodire le nostre ferite, “sacre” perché scrigni di luce.

Un campo straordinario, organizzato da una meravigliosa equipe adulti, dove tutti hanno avuto un ruolo importante. Dopo un’esperienza così ricca, dove ci porterà il campo adulti dell’estate 2022?

Nicola Bonvicini

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