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Allenare lo sguardo per condividere un sogno

Allenare lo sguardo per condividere un sogno
[articolo tratto da Coordinamento, marzo 2019]

Il tempo che dedichiamo all’associazione, al consiglio e alla presidenza, non è tempo a perdere, ma tempo gratuito, tempo prezioso per la vita della Chiesa e delle persone. Il servizio parrocchiale gratuito non è ferro vecchio. La gratuità è anche responsabilità. Però la gratuità non può essere confinata da noi solo nella responsabilità del servizio pastorale (“fare cose di Chiesa”). Essere Ac non è fare cose, tanto meno fare solo “cose di Chiesa”. Il presidente nazionale Matteo Truffelli ha rivolto queste parole ai presidenti parrocchiali del Triveneto convenuti a Sarmeola per l’incontro con la presidenza nazionale. Faccio tesoro di questa provocazione riflettendo su tre parole: tempo, gratuità, responsabilità.

Tempo: allenare lo sguardo

Dedicare tempo alla cura della vita associativa: incontrare e far incontrare le persone, custodire la vitalità dei luoghi di partecipazione come il consiglio e la presidenza, scommettere sulla possibilità di fare gruppo. Tutto questo richiede pazienza e capacità di resistere alla tentazione di imboccare scorciatoie. Ma la grande risorsa che abbiamo è proprio la fatica dei tempi associativi. Certo con la prospettiva di chi semina, sapendo che oc- corre attendere per il raccolto.

Il tempo è superiore allo spazio è un pilastro della Evangelii Gaudium che dobbiamo prendere sul serio. Richiede che l’occhio sia allenato a guardare lontano. E tuttavia è questo il tempo che siamo chiamati a vivere. Vale sicuramente per tutti l’appello del papa alla giornata mondiale della gioventù: essere “l’adesso di Dio”. La fatica di star dentro adesso nella storia è questo precario equilibrio tra lasciarsi provocare dall’oggi – penetrando in profondità la quotidianità sporcandosi le mani – e alzare lo sguardo all’orizzonte, dove memoria e futuro si incontrano.

Gratuità: condividere un sogno

Gratuità è lavorare a lunga scadenza, senza la pretesa di avere risultati immediati, di ottenere successo, di trattenere qualcosa per sé. Per i cristiani l’unica forza o l’unica ricchezza è la gratuità del Vangelo ricevuto e annunciato.

In consiglio diocesano in questi mesi ci siamo dedicati ad un’azione gratuita forse poco consueta di questi tempi: abbiamo semplicemente condiviso, giovani e adulti, i nostri sogni riguardo alla realtà ecclesiale e civile. Non è così scontato farlo. Il presidente Mattarella nel discorso di fine anno ci ricordava che “dobbiamo guardarci dal confinare i sogni e le speranze alla sola stagione dell’infanzia” e papa Francesco mette in guardia il mondo adulto dal tentativo di “tranquillizzare” e addormentare i giovani facendo così perdere quota ai loro sogni. Invece quando i sogni prendono quota si fa strada un sentimento di gratitudine, perché, in fondo, scopriamo di essere circondati da tante persone che donano il loro tempo, la loro passione, le loro competenze.

Responsabilità: coltivare uno sguardo altro

È gratuito il servizio offerto nella responsabilità associativa. Nel senso letterale del termine: tempo e competenze dedicate all’associazione e alla parrocchia gratis; in senso più ampio: un servizio volto a far crescere il senso di comunità, a cercare nella gratuità dell’annuncio del Vangelo le ragioni per stare insieme. È una responsabilità da vivere non solo in ambienti ecclesiali, dove pure c’è bisogno – eccome! – di sentirsi comunità, ma anche nella società. Anzi la partecipazione intensa, sentita, appassionata alla vita associativa e alla comunità dovrebbe essere il terreno fertile in cui diventiamo capaci di pensarci dentro un futuro comune con la gente che frequentiamo nella vita quotidiana. La responsabilità diventa allora coltivare uno sguardo altro, che unisce ciò che è diviso, che allarga la prospettiva, che guarda in modo nuovo le situazioni considerate compromesse. Coltivare insieme uno sguardo mite.

Caterina Pozzato

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