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Ac vicentina e santità popolare: Linda Zini

Ac vicentina e santità popolare: Linda Zini

* Terza protagonista del nostro percorso sulle tracce dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica vicentina.

 

Clorinda Zini, per tutti Linda, nasce a Vicenza nel 1921. La sua non è una famiglia particolarmente avvezza a frequentare ambienti di chiesa, ma Linda incontra sul suo cammino l’Azione Cattolica, alla scuola della quale apprende due passioni: la passione per il Vangelo e, alla scuola dei grandi maestri dell’AC, per la Città dell’uomo.

Si inserisce presto nel mondo del lavoro, e questo la condurrà ad incontrare le ACLI, che la sosterranno nel suo impegno di lavoratrice, prima, e di militante sindacale, poi. Una volta concluso il periodo lavorativo, ad una età relativamente giovane, realizza un sogno coltivato a lungo: spendere alcuni anni come volontaria in terra di missione. Parte quindi per il Burundi.

Tornata in Italia prosegue nel suo impegno dedicandosi in particolar modo nella Consulta per la terza età della Città e con gli “Adultissimi” dell’Azione Cattolica.

Muore a fine agosto del 2017.

Le poche note biografiche, che mi sembravano d’obbligo, dicono ben poco di una vita, come quella di Linda, vissuta coltivando grandi passioni, che hanno fatto di lei una donna forte, e nello stesso tempo, ricca di umanità e saggezza. Ricordo d’aver sentito un giorno raccontare che gli antichi Greci, quando qualcuno veniva a mancare, non facevano elogi funebri, ma si chiedevano: «Per quali passioni è vissuta?»

Vorrei, perciò, più che mettere assieme dei ricordi, cercare di tratteggiare le passioni che hanno guidato la vita di Linda e ne hanno fatto quella persona unica e singolare che abbiamo conosciuto.

 

La passione per i piccoli e i poveri

Raccontava, un giorno, che essi sono stati la sua grande scuola. E possiamo dire che ha frequentato questa “università” con costanza, lungo tutto l’arco della sua vita, nelle diverse circostanze in cui si è venuta a trovare.

Entrata ancor giovane nel mondo del lavoro ha imparato a conoscere le dure condizioni di vita di molti lavoratori, in particolare delle donne. Sarà questa la molla che la porterà ad iscriversi al sindacato e ad impegnarsi in esso in prima persona. I suoi sono stati anni di forti scontri ideologici, che ha però vissuto nel dialogo e nel rispetto per tutti, imparando a coniugare collaborazione e fedeltà alle proprie convinzioni.

“La sua non era una sapienza che le veniva dai libri, ma dal cuore”, diceva di lei una persona che l’ha conosciuta bene.

L’esperienza tra i poveri del Burundi, in particolare, è stata una cattedra alla cui scuola si è messa con semplicità e umiltà, e di cui si sentiva molto debitrice.

E ha vissuto così anche gli anni della sua vecchiaia, come un’opportunità di condivisione e fraternità con quanti facevano l’esperienza della fragilità e del limite della condizione umana.

 

La passione per il Vangelo

Ma questa passione per i poveri trovava la sua radice in una passione, in un amore, molto più profondo: l’amore per il Vangelo. Il suo non era stato l’incontro con un libro, con delle verità, con dei valori, ma l’incontro con la persona di Gesù. Un incontro che l’ha conquistata, “sedotta”, e l’ha portata a vivere ogni circostanza, anche le più difficili, come un appuntamento che le veniva offerto per imparare l’arte del diventare discepolo.

Una relazione con il Signore, la sua, coltivata nel costante ascolto della Parola, nutrita dall’Eucaristia quotidiana, e che prendeva corpo nel crogiuolo delle circostanze della vita e dei volti che abitavano le sue giornate.

Aveva fatto suo il motto che negli anni del dopo concilio era diventato per molti un programma di vita: abitare la storia con il giornale in una mano e nell’altra la Bibbia. Infatti, come non ha mai smesso di interrogare la Scrittura, così leggeva con attenzione il giornale ogni giorno, cercando poi di approfondire con qualche telefonata degli aspetti che esigevano qualche chiarificazione. Cercatrice delle orme di Dio nei fatti della vita quotidiana e della storia, attenta ai segni dei tempi. Sempre in cammino verso una pienezza che intuiva nella precarietà della storia. Viveva tutto come l’opportunità di un incontro con il Signore, che la colmava di stupore e di curiosità. E i suoi ultimi giorni sono stati vissuti come l’attesa di un incontro a lungo cercato. Colmo di gratitudine, ma anche di curiosità per la novità verso cui si sentiva incamminata.

 

La passione per il Regno

L’amore per il Vangelo ha fatto nascere in lei una autentica passione per il Regno, che ha preso corpo nell’amore per la giustizia e l’impegno per l’edificazione di una città dell’uomo solidale e fraterna.

Sentiva che la sua missione di battezzata la chiamava a dare il proprio contributo perché il mondo si edificasse secondo il sogno di Gesù condensato nelle Beatitudini. Si è sempre considerata un granello di senape, un pizzico di lievito che deve immergersi e sparire per fermentare la pasta. Non ha mai cercato posti di onore e di potere, ma solo di vivere quello che la lettera a Diogneto descrive come la vocazione del cristiano nel mondo: essere come “l’anima nel corpo”.

 

La passione per la Chiesa

Non possiamo, infine, dimenticare la sua passione per la Chiesa. Una passione che ha avuto anche momenti di scontro e di incomprensione, a causa di scelte che giudicava una contro testimonianza, e che l’hanno fatta molto soffrire. Ma che non hanno mai spento il suo amore per essa.

La sua partenza per il Burundi, con l’invio fatto in forma ufficiale dal Vescovo Onisto nel corso dell’annuale veglia missionaria, è stata per lei il segno di una riconciliazione, dopo lunghi anni di tensione, e che ha fatto nascere con il vescovo una fitta corrispondenza epistolare, fatta di rispetto e affetto.

 

Sono ancora molte le cose che si potrebbero dire, e certamente chi l’ha conosciuta conserva gelosamente in cuore delle perle di intimità e di amicizia.

Riconosco la pochezza della testimonianza, ma mi sembra bello concludere con le parole che ella ripeteva spesso, soprattutto negli ultimi mesi della sua vita.

«Sento che il Signore è stato buono con me Mi ha fatto dono di una vita bella. Ho vissuto anni intensi e ricchi di incontri che mi hanno fatto crescere, e dai quali ho molto imparato. Non posso che cantare il mio “magnificat”, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il suo nome».

Don Flavio Grendele

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