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Ac e santità popolare: Paolo VI

Ac e santità popolare: Paolo VI

* Quarto incontro nel nostro percorso sulle tracce dei testimoni di santità legati all’Azione Cattolica. Per la spiegazione del progetto e le “puntate precedenti”, clicca QUI.

Beato PAOLO VI (1897-1978)

Soni passati ormai quarant’anni da quella domenica sera, 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione, in cui a Castelgandolfo, lontano dai riflettori, morì Paolo VI. La notizia arrivò quasi in sordina, in un’Italia forse distratta, a meno di tre mesi dall’assassinio di Aldo Moro, l’amico per il quale il papa provò a intercedere, inascoltato, rivolgendosi agli uomini delle brigate rosse. È stato il papa della mia giovinezza, il papa che ha tanto amato l’associazione: dopo aver militato da giovane nella FUCI ed esserne stato assistente nazionale, fu lui a chiamare, da papa, Vittorio Bachelet alla guida dell’Azione Cattolica, con Monsignor Costa assistente, perché l’associazione fosse rinnovata per attuare il Concilio. Aveva a cuore l’AC che chiamava ad essere pienamente dentro la chiesa per saper stare nel mondo: “Venite vicino, andate lontano”.

Nella nostra giovinezza l’associazione ci ha accompagnato a studiare con passione alcuni suoi scritti: l’enciclica sociale Populorum progressio, un testo coraggioso, rivoluzionario, l’esortazione Gaudete in domino e l’enciclica Evangelii nuntiandi, molto presenti nello spirito e nel contenuto, anche in modo esplicito la seconda, nell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco.
Di Paolo VI mi ritornano alla mente alcuni gesti e immagini suggestivi: il papa che viaggia in aereo, la visita alla Terra Santa, l’incontro col Patriarca ortodosso Atenagora, il discorso all’ONU: Mai più la guerra!, la celebrazione di una messa di Natale in un’acciaieria. E poi l’accorata preghiera ai funerali dell’amico Aldo Moro: “Signore, ascoltaci! E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla fede nel Cristo…”.

È stato un papa schivo, di profonda spiritualità, ha guidato la barca della Chiesa in tempi di grandi cambiamenti, anche travagliati, in un mondo che si frantumava, dialogando con la modernità. È stato giudicato da alcuni “papa triste e del dubbio”, eppure è stato il papa della luce, ha amato la luce, come testimoniano le opere d’arte moderna raccolte al museo di Concesio, ed è morto proprio il giorno della Trasfigurazione, una festa che gli era tanto cara e che scelse per la pubblicazione dell’enciclica sulla Chiesa, Ecclesiam suam.

Questo anelito alla luce prorompe anche nel Pensiero alla morte, il testamento con il quale il papa saluta questo mondo, “questo mondo immenso, misterioso, magnifico, questo universo dalle mille forze, dalle mille leggi, dalle mille bellezze, dalle mille profondità. È un panorama incantevole. Pare prodigalità senza misura. Assale, a questo sguardo quasi retrospettivo, il rammarico di non averlo ammirato abbastanza questo quadro, dì non aver osservato quanto meritavano le meraviglie della natura, le ricchezze sorprendenti del macrocosmo e del microcosmo. Perché non ho studiato abbastanza, esplorato, ammirato la stanza nella quale la vita si svolge? Quale imperdonabile distrazione, quale riprovevole superficialità! Tuttavia, almeno in extremis, si deve riconoscere che quel mondo, che è stato fatto per mezzo di Lui, è stupendo. Ti saluto e ti celebro all’ultimo istante, sì, con immensa ammirazione; e, come si diceva, con gratitudine: tutto è dono; dietro la vita, dietro la natura, l’universo, sta la Sapienza; e poi, lo dirò in questo commiato luminoso (Tu ce lo hai rivelato, o Cristo Signore) sta l’Amore! La scena del mondo è un disegno, oggi tuttora incomprensibile per la sua maggior parte, d’un Dio Creatore, che si chiama il Padre nostro che sta nei cieli! Grazie, o Dio, grazie e gloria a Te, o Padre! In questo ultimo sguardo mi accorgo che questa scena affascinante e misteriosa è un riverbero, è un riflesso della prima ed unica Luce…”.

Grazie Paolo VI!

Caterina Pozzato

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