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L’Assemblea diocesana fa il punto su formazione e popolarità

L’Assemblea diocesana fa il punto su formazione e popolarità

L’anno associativo dell’Azione Cattolica Vicentina ha preso il via con l’Assemblea diocesana «Per un’AC in forma e popolare», vissuta domenica 7 settembre alla presenza anche del vescovo Beniamino Pizziol.

Dopo la preghiera, il saluto della presidente diocesana Caterina Pozzato, che propone una rapida lettura del nostro tempo, ricco di segni di grazia – da vivere con sguardo incoraggiante per le tante «fioriture» e per quei semi di bene che anche situazioni tragiche (su tutto le testimonianze di fede e solidarietà dei martiri cristiani) possono seminare – ma ricco anche di fatiche e degrado, situazioni da cui «non possiamo distogliere lo sguardo, va mantenuto aperto lo spiraglio per gettare seme buono». A partire da questa «segnaletica» che il nostro tempo ci offre, tenendo ben presenti i verbi (rimanere, andare, gioire) che papa Francesco ha consegnato all’Azione Cattolica nel maggio scorso, ecco allora due piste su cui l’AC diocesana può camminare: la scelta educativa, compito quotidiano di tutti e cardine della vita associativa, e l’attenzione alla legalità, toccati dalla cronaca nefasta proveniente dal nostro territorio e con la necessità di dare concretezza alla legalità, educando in primis noi stessi con scelte indirizzate al bene comune.

L’assemblea è stata dedicata alla prima grande questione, quella educativa, aiutati dal prezioso intervento del prof. Pierpaolo Triani, professore associato all’Università Cattolica e Consigliere nazionale dell’Azione Cattolica. Triani ha puntellato il suo intervento con alcune importanti premesse: l’importanza e la bellezza di ritrovarsi in assemblea, dono grande dell’AC e modo per vivere il respiro ampio della chiesa; la necessità di camminare nel nostro tempo, in un contesto minoritario per quanto riguarda la fede cristiana che «richiede oggi un innalzamento dell’adesione personale e della consapevolezza di questa adesione»; l’orizzonte dei tre verbi indicati da papa Francesco, rimanere in Gesù e nel proprio tempo, andare perché discepoli e apostoli ma anche perché capaci di leggere le situazioni associative con dinamismo e facendo permanere non le cose ma il senso che le abita, gioire come naturale conseguenza dell’incontro con Cristo che è salvezza e parola buona per la nostra vita.

Per quanto riguarda la formazione in senso stretto, Triani ha individuato alcune consapevolezze da rinnovare, ritornando anche alle linee guida del progetto formativo Perché sia formato Cristo in voi. Anzitutto che l’AC «è segno di persone che prendono sul serio la cura della vita cristiana ed ecclesiale», è segno di responsabilità e di condivisione. «L’Azione Cattolica prende sul serio la formazione, intesa non come un susseguirsi di cose ma come un cammino continuo di risignificazione della propria vita: mi formo perché desidero conformare la mia vita alla vita di Cristo, e con-formare sta a dire un cammino personale nutrito dalle relazioni con Cristo e con i fratelli».

La formazione in AC passa per tre «livelli»: la formazione alla vita cristiana, fondamentale, che è e deve essere permanente perché «la vita cristiana è molto di più del servizio che sto compiendo»; una formazione specifica di base legata al servizio che si vive; una formazione specifica continua, vissuta come costante aggiornamento. Nell’ordinarietà della vita associativa questi livelli si mescolano naturalmente, l’importante è tenerli ben presenti e poi fare discernimento. In associazione la formazione si declina anche in forme diverse (individuale, di gruppo, istituzionale perché la stessa forma dell’associarsi tra età e ministeri diversi è formativa) e soprattutto è integrale, tiene conto di più dimensioni, e in questo senso «la formazione in AC è molto più che una sequenza di incontri, che sono però il filo rosso di una pluralità di esperienze diverse a cui ciascuno partecipa».

Acute e interessanti anche le sottolineature offerte da Triani riguardo alla popolarità dell’associazione, che significa essere di popolo e che implica il proporre l’AC a tutti, perché si ritiene che l’impegno apostolico sia per tutti e da vivere insieme. Ma «popolarità significa anzitutto che l’AC è semplice all’ingresso: ti chiede soltanto di prendere sul serio la tua vita cristiana e la passione per la chiesa, niente di più».

Triani ha infine individuato alcune strade da affrontare: riprendere in mano l’idealità dell’Azione Cattolica, una cura delle relazioni che sia anche mantenere il legame con chi è uscito dall’AC, la cura della qualità della vita associativa e la cura delle responsabilità associative e formative, perché «può starci la differenza tra educatore e animatore, ma l’importante è che ogni socio si senta responsabile educativo». Prima del dibattito, la presentazione di due buone pratiche attivate in diocesi, ovvero il Corso Base Animatori del vicariato della Valchiampo e la proposta unitaria del Cammino di pace del vicariato di Sandrigo.

A conclusione dell’Assemblea, la Santa Messa celebrata dal vescovo Pizziol, che con affettuosa cordialità e attenzione pastorale accompagna il cammino dell’Azione Cattolica diocesana.

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